Veduta dell'interno della Domus dei Tappeti di pietra con un mosaico pavimentale e un altro alla parete.
I mosaici pavimentali della Domus dei Tappeti di Pietra.
Siti archeologici

Domus dei Tappeti di Pietra

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La danza delle stagioni

Il mosaico pavimentale aveva la funzione d’identificare gli spazi: le stanze più importanti erano decorate spesso da un “emblema”, cioè un mosaico figurativo. Eseguito in laboratorio e posato all’interno dello spazio dedicatogli, era caratterizzato da un uso preciso e raffinato delle tessere, spesso in materiali preziosi. La Danza dei Geni delle stagioni è unica al mondo. Sono figure maschili che danzano in cerchio, secondo una concezione ancora pagana del tempo visto come circolarità eterna. C’è l’inverno coperto con un verde mantello e le babbucce ai piedi. L’autunno, che ci dà le spalle, indossa una corona da banchetto. La primavera, col copricapo con rose e foglie verdi, indossa una veste rosata. L’estate purtroppo è rovinata, ma probabilmente aveva il capo cinto da spighe di grano. I corpi son dinamici, proiettano ombre. A scandire il ritmo è il Tempo: un musico che suona uno strumento, la siringa, in preziose tessere d’oro.
Ravenna, Domus dei tappeti di Pietra, dettaglio del girotondo delle Stagioni con il Tempo che suona la siringa.

Stanza 1

Questa grande stanza dava il benvenuto ai visitatori esterni che attendevano di essere ricevuti dal padrone di casa. È un grande ambiente quadrato, con un vero a proprio “tappeto” a cornici concentriche quadrate attraversate da un labirinto di intrecci, forme e colori. Le tinte delle tessere marmoree sono tenui: dominano il bianco e il rosso. Nel quadrato centrale è inscritto un grande cerchio, all’interno del quale campeggia un rosone, circondato da annodamenti e riempimenti a forma di conchiglia. Negli spicchi, tra il grande quadrato centrale e il cerchio decorato inscritto, compaiono quattro vasi, chiamati cantharoi, da cui escono quattro foglioline a forma di cuore.
Ravenna, Domus dei tappeti di Pietra, decorazione musiva pavimentale con intrecci e vasi agli spigoli, da cui escono foglie a forma di cuore.

Stanza 3: il nodo gordiano

La stanza è decorata da cerchi in cui son inscritti grandi fiori con quattro petali, al cui interno campeggia un motivo a losanga. Racchiude a sua volta degli elementi decorativi a nodi. È il cosiddetto nodo Gordiano. Prende il nome da Gordio, un contadino della Licia che divenne re, avverando la profezia dell’oracolo della città di Telmisso. Prevedeva che sarebbe diventato sovrano il primo uomo a entrare in città su un carro trainato da buoi. Il carro sacro venne così legato da Gordio a un palo, avvolgendo una corda di corteccia di corniolo con un nodo indistricabile. Nel cristianesimo questa raffigurazione simboleggiava l’indissolubile unione tra l’anima dell’uomo e Dio.
Ravenna, dettaglio del mosaico pavimentale della stanza 3, con nodo di Salomone inscritto in una cornice quadrata, foto Ravennantica.

Decorazione ad astragali

Tra la stanza 1 e l’atrio troviamo la soglia di divisione sottolineata da una decorazione ad astragalo. È una raffinata alternanza di forme definite da calde tessere rosse e bianche, delimitate da tessere nere a definirne contorni e dettagli. L’astragalo era anche una specie di dado, usato dagli antichi per giocare. Ricavato dall’omonimo piccolo osso nelle zampe di capre, pecore o montoni, ogni lato dell’astragalo aveva un valore. Nel gergo ludico il tiro del cane era quello col punteggio minore, mentre il più fortunato era detto il colpo di Venere.
Ravenna, Domus dei Tappeti di Pietra, decorazione pavimentale ad astragali bianchi e rossi.

Via Gian Battista Barbiani, 16, 48121 Ravenna RA

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